giovedì 31 gennaio 2013

AROLDO TIERI IL TALENTO TEATRALE DEL NOVECENTO.



(articolo del 2007 pubblicato sul giornalino Orizzonti del Liceo Classico Gioacchino da Fiore di Rende)

E non si può essere attori senza essere colti e senza  assorbire la vita nella sua totalità anche immaginaria: essere insomma aperti, curiosi, disponibili, sensibili all’esistere. Tutto questo, unito a una grande disciplina, che in teatro è indispensabile”.( Aroldo Tieri).

Il teatro italiano qualche mese fa, il 29 dicembre 2006, tra le mura di una clinica romana, ha visto spegnersi, a 89 anni, uno degli ultimi istrioni, mattatori, della “vecchia guardia” , Aroldo Tieri . Un emigrante del sud, precisamente, di Corigliano Calabro che a soli 3 anni insieme alla famiglia, lasciò il suo paese natio, per  vivere nella caotica ed eterna  Roma degli anni 20’. La passione per la recitazione e il palcoscenico la ereditò dal padre, Vincenzo Tieri, persona colta e raffinata, che diede al figlio un’ottima educazione e basi solide per vivere nel mondo  dello spettacolo, sia nelle vesti di uomo che di attore. Una volta licenziato dagli studi liceali, Aroldo non perse tempo e con molta determinazione fu uno dei primi attori a formarsi, professionalmente, all’Accademia d’Arte Drammatica di Roma. Una delle sue prime interpretazioni fu di Malatestino nella “Francesca da Riminidi D’Annunzio.  Il teatro italiano già nel 1938 poté vantarsi del debutto sul palcoscenico di Aroldo, che entrò a far parte della storica compagnia del Teatro Eliseo di Roma, che richiama alla mente attori dal calibro di Andreina Pagnani, Carlo Ninchi, Rina Morelli, Paolo Stoppa e Gino Cervi. Aroldo con modestia riuscì ad ottenere ruoli importanti, o di spalla che lo videro calcare i più importanti teatri italiani e non solo, insieme a miti come: Evi Maltagliati, Anna Proclemer, Salvo Randone, Anna Magnani, Valeria Valeri. La sua splendida carriera fu segnata dal incontro professionale e sentimentale con Giuliana Lojodice. Condivisero varie rappresentazioni teatrali come: ”Monsieur Jeandi R. Vailland, regia di Marco Ferrero(1970); “Un amore impossibileda “Taide” di Vincenzo Tieri, regia di Mario Ferrero(1970); ”L’ uomo, la bestia, la virtù di L. Pirandello, regia di P.A. Barbini(1973); “Un marito”di Italo Svevo, regia di Gianfranco De Bosio(1983). Aroldo, nel 1999, si congedò dalle scene con “L’amante inglese” di Margherite Duras, regia di Giancarlo Sepe. Egli si prestò anche al cinema e in totale girò ben 126 film, e nel suo piccolo riuscì a recitare con grandi della comicità italiana semplice, pura e genuina come: Totò e Peppino De Filippo. Tra il 1955 e il 1965 recitò in molti sceneggiati per la televisione e per la sua personalità garbata nel ’60 venne scelto per presentare un’edizione del mitico programma Canzonissima. Aroldo Tieri in ogni sua interpretazione faceva trasparire il suo amore ed orgoglio  per la Calabria. Un emigrato che non sentì mai lontana la sua terra e la sua gente dal suo cuore e dai suoi modi. In sé era consapevole che la sua gestualità, unicità, capacità d’introspezione, personalità e fascino li doveva alle sue origini calabresi. Uno di noi, che ammetteva di non conoscere il calabrese, ma per arrivare all’apice del successo ampliò i propri saperi studiando altre lingue come quella di Shakespeare, di Pirandello e dei tragici greci. Un attore che giovanissimo lasciò tutto per dedicare la sua vita all’arte e allo spettacolo. Un uomo a cui non pesò mai l’idea di essere uno dei tanti emigranti del sud, che per tentare la fortuna dovette fare quella valigia di cartone che un giorno, forse, sarebbe diventata un’importante compagna di viaggio delle lunghe e splendide tournèe, dove non poteva fare a meno di avere con sé insaccati e vasetti sottolio, che gli facevano sentire più vicini gli odori e i colori infantili  della sua amata Corigliano Calabro.     
Tieri è tout court, uno straordinario attore: con le radici ben piantate nel meglio della tradizione di una professionalità antica e rara; è un artista che non ha cessato di rinnovarsi e affinarsi affacciandosi con ferma voce a tutti gli snodi progressivi del discorso teatrale italiano”(Vittorio Gassman).

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