sabato 26 settembre 2015

Dove sorge il sole





                  


Cara Sibari, 
nel dirti addio dal binario morto della tua stazione,
dal finestrino di questo piccolo treno, guardo il tuo mare immenso 
le tue spiagge deserte dove i gabbiani si stringono, l'uno accanto all'altro,
contro il freddo della notte e della morte.

Mar Ionio,
dimenticato dalla classe politica e da Dio,
come un'ancora che aspetta il pescatore che la tiri su.

Magna Grecia da scoprire, 
con i tuoi alti monti e le tue distese pianure,
faresti paura a qualsiasi forestiero
che folgorato dalla tua bellezza, dopo un pò, farebbe fatica a lasciarti.

Caro Thurio,
quanti racconti di nobili cavalieri cela il tuo mantello,
che pesa come un fardello.

Il fiume impetuoso si è ripreso il suo letto,
e tu Rossano sei stata  travolta, insieme al tuo vicino Corigliano,  dal peso dell' ingordigia.

Lì dove sorge il sole,
non bastano fiaccolate per dare luce ad una Calabria buia ed abbandonata.

Mentre il Tg parla di abusi edilizi,
Cara Ninfa, tu sei già pronta ad andare a battere sulla 106,
anche quando il sole non è ancora sorto sulle tue vesti gialle
al sapore di agrumi e di terra da arare.




Il tempo per un bacio




                                       

Sotto il cielo di Budapest
c'è ancora tempo per un bacio.
Prima di ripartire verso nuove vie.


Sopra gli scogli di Lesbos
c'è finalmente tempo per un abbraccio ed un ultimo sguardo verso quella casa senza luce, che sta sull'altra sponda del mare.

Su un vagone che va verso la Germania, c'è tempo per una preghiera per chi in fondo al Mar Mediterraneo tiene ancora gli occhi aperti e le mani tese verso una terra promessa mai raggiunta.

Davanti ad un cartellone con su scritto "Welcome", "Benvenuti",
c'è tempo finalmente per piangere
dalla gioia di essere giunti all'inizio di una nuova vita.

Tra le felci alte dell'Europa,
c'è tempo per sorridersi, occhi negli occhi, 
stringendo a sé il proprio futuro
sperando di poter, un giorno, ritornare ad odorare il profumo ancestrale delle proprie radici. 












giovedì 24 settembre 2015

ART MAKES

                         ART MAKES
                                      
                                                    (una poesia in prosa)



                                                        



I colori danno vita al mondo.

Come i globuli rossi arrivano lungo le arterie del cuore, così l’arte fa battere le nostre emozioni dentro l’involucro dell’anima a ritmo dell’impressionismo, della pop art, del rinascimento, dell’esistenzialismo e dell’avanguardismo.

Il bianco e nero esistono solo dentro i pixel della TV e nel pessimismo di chi non crede alle sfumature di questo universo che non si stanca mai di espandersi verso l’infinito. 
I buchi neri sono solo il segno della nostra ignoranza, della verità a colori che non riusciamo a vedere dietro il velo di Maya.

Povero colui che percorre da solo il suo cammino 

monocromatico, senza la curiosità di deviare per nuove isole

e terre dove il sole risorge sempre per illuminare le menti di 

chi viaggia a piedi scalzi senza bussola, ma solo con la 

voglia di andare verso l’inizio di una nuova Era da colorare 

insieme, nonostante il vento in faccia.






venerdì 18 settembre 2015

ASSENZA ASSORDANTE




         


Le parole non dette, fanno male come un abbraccio mancato.
L'assenza di te è un vuoto assordante che rende la mia anima pesante dentro i miei leggeri vestiti estivi.

Guardo l'alba. E' già iniziato un nuovo giorno.
Il mondo sta mutando in una nuova Epoca, troppo velocemente. 
Si innalzano nuovi muri e fili spinati,
proprio come quelli che sono attorno a noi.
Cerco di andare avanti, attraverso un varco tra i roghi, 
ma è inevitabile non farsi male. 

Che ne sarà di noi,
su questa terra che scotta e gronda di sudori,
i mari sommergono i lembi delle spiagge,
le montagne perdono spessore. 
I fiumi si riprendono i propri spazi rubati,
distruggendo tutto ciò che per loro è superfluo.
Le guerre aumentano sempre di più la loro brutalità,
rendendo intere Nazioni un deserto di sangue e detriti.

In tutto questo caos biblico,
rimango qui a guardare le vetrine dei negozi
cercando di dare un senso all'assenza di te e ad un autunno che tarda ad arrivare.









                                                 
                                               

martedì 15 settembre 2015

SENSI INVERSI




SENSI INVERSI




Gli occhi miei conoscono le ombre dei tuoi passi,
già prima del tuo giungere.

Ascolta questa canzone che viene dal mare.
La dedico alla primavera della tua giovinezza, appena iniziata.

Il vento che si alza, fa ballare le foglie a ritmo di blues
e il mio essere sfuggente e curioso al ritmo del jazz.

Mi siedo vicino a te,
appoggio sulla tua spalla il peso della mia malinconia.

Tra i lembi del mio passato odoro il profumo antico dei miei ricordi
che mischiati all'aria salmastra, diventano difficili da lavar via.
Restano lì, 
fermi, sulla mia pelle bianca.
Essi si nascondono dietro ad ogni mia ruga,
prendono forma in un sorriso o in una lacrima
che bagna, senza pudore, i miei occhi.

Mando giù nello stomaco, una per una, ogni mia emozione
e capisco che di esse non sarò mai sazia.