venerdì 13 marzo 2015

Van Gogh. L' arte della terra




Piantatori di patate 1884 Van Gogh
       

Ogni volta che penso alla terra, mi vengono in mente i racconti legati ai miei nonni che ogni giorno andavano a lavorare e a dar vita al corpo apparentemente fermo della campagna.

L'Expo si avvicina sempre di più, tra ritardi, critiche, scandali e cantieri ancora non terminati. Il tema dell'esposizione mondiale è: l'alimentazione. 

Mentre cammino in Piazza Duomo, ad un certo punto alzo gli occhi verso Palazzo Reale e noto che fino al 15 Marzo 2015 è stata prorogata la mostra aperta al pubblico del caro e tanto amato Van Gogh l'uomo e la terra.   

Una volta indossate le cuffiette per iniziare il viaggio interspaziale alla conoscenza dello spirito artistico e umano del pittore olandese, noto come, con maestria e passione, Van Gogh dedica molte delle sue opere alle mani sagge e piene di piaghe dei contadini della sua Era. 
Con delicatezza dei dettagli, ci mostra i volti sofferenti e la ripetizione del lavoro nei campi che tra freddo, vento, sole e neve non conosce pause. 
Ecco che mi imbatto nel seminatore, nei piantatori di patate, negli  occhi dei contadini che seduti intorno al tavolo di una cucina spoglia, mangiano il raccolto delle loro fatiche. 
Estasiata da quel racconto straordinario, mi trovo catapultata  tra i colori marroni e scuri della campagna olandese e le sfumature viola, blu e gialle  della campagna della Provenza, passando anche  per i verdi sottoboschi di una Montmartre dell'800'. 
Lo spirito impressionista di Van Gogh, con timidezza e un pizzico di follia, mi porta per mano tra i prati fioriti e la natura morta della sua anima.
L'oggetto principale che racchiude la linfa essenziale dell'arte di Van Gogh è il suo amore e timore per la vita. Una vita tormentata sino alla fine, dove cerca di dare forma su tela alle sue emozioni attraverso i paesaggi e  i personaggi che possiamo ancora oggi trovare tra le campagne e le strade dei nostri Paesi. 

L'arte della terra è un lavoro che bisogna saper gestire con cura, sapienza e pazienza. Noi siamo quello che mangiamo ma spesso non tutti sono liberi di scegliere cosa avere sulla propria tavola. Spesso ignoriamo come vengono trattati i campi e se dietro ad un raccolto ci sia sempre una paga degna del lavoro svolto.

Oggi giorno ci sono ancora troppe disparità alimentari tra chi è troppo ricco e chi è troppo povero. 
Ci sono ancora molte bocche da sfamare e troppe braccia senza un lavoro. 

Sarebbe bello  un giorno ridare vita a quelle campagne abbandonate, perché ritenute poco efficienti dalle grandi distribuzioni e dai potenti della globalizzazione.  
Fermare la desertificazione delle terre, sarebbe un atto rivoluzionario che andrebbe a porre finalmente  un equilibrio sociale tra chi ha tanto e chi ha niente nella credenza della propria cucina. 


















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