martedì 3 febbraio 2015

Che sarà?







Caro mio Paese che dal 1971 non sei per nulla cambiato,
ancora non ero nata e già forse dovevo sapere che oggi mi sarei trovata tutti i giorni a mandare CV su CV con la speranza di non ricevere solo spam nella posta elettronica.

Caro mio Paese che stai inerme sulla collina come un cesso usato abbandonato,
per 24 anni hai investito sulla mia formazione ed ora non fai nulla per farmi lavorare. Stai lì fermo, immobile come un moribondo a causa di una classe dirigente che si è cibata di tutte le tue forze e assetata di tutta la tua voglia di fare per ringiovanirti.

Paese mio di ladri e raccomandati, mi sa che ti lascerò. Metterò nel mio trolley giusto ciò che basta per oltrepassare il confine e andar via alla ricerca di un posto al sole.

Le mie competenze e le mie conoscenze le metterò a disposizione di un altro Paese, di un'altra terra, di certo non sarà facile, ma non posso rimanere a guardare un corpo statico.
Ho un'esistenza da vivere e non posso consumare tutti i miei giorni ad aspettare che qualcosa cambi.

Forse un giorno tornerò a vedere se sei ancora lì su quel strato di terra a guardare a testa in giù il marcio che ti circonda.
Chi sà se le mie ceneri potranno mai vederti in condizioni migliori. Ma adesso so che non è possibile. Un mondo mi aspetta fuori da quella porta, purtroppo senza di te.


"Che sarà della mia vita, chi lo sa, so far tutto o forse niente...da domani si vedrà".


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